domenica 17 dicembre 2017

Dove si nasconde la violenza cap. #1

Ciao, mi chiamo Emma, mi avete conosciuta nel primo articolo.
Sono una ragazza modesta, molto simpatica,  capelli chiari sempre perennemente tra le mie dita a causa di un tic nervoso, unghie rosicchiate e  risata spontanea.
Con uno stile che rappresenta la me che ho paura ad esporre circondata da fiori colori e anelli argentati faccio voltare sempre due volte i bambini che mi passano vicino e notano il mio stile.
Ho poco più di vent’anni e per tutto questo tempo ho vissuto nascondendomi sotto cappotti pesanti, finte innocue bugie e o alla luce del sole in mezzo alla folla di persone o nelle ombre della notte scivolando come un gatto contro alle pareti.
Non ho mai pensato di tornare a casa a piedi la sera quando potevo utilizzare mezzi o semplicemente avere il gusto di camminare con la testa non incassata tra le spalle per non attirare sguardi indiscreti e potermi godere in mondo intorno a me.
E cosa c’è di strano direte voi? Fermatevi a pensarci un momento .

L’altra sera, nel buio della mia stanza, mi sono chiesta “ma perché io mi comporto così? Di cosa ho veramente paura?”
La mia parte razionale, quella che mi dice che i rumori che sento alle tre di mattina sono solo le tubature arrugginite, mi ha risposto dicendo che è semplicemente perché mi è stato insegnato così e sono principi che mai mi toglierò; mentre l’altra quella polemica e pronta a scendere in piazza a fomentare la folla durante una manifestazione, rimasta rinchiusa nell’angolo più remoto della mia coscienza, mi ha risposto “perché non conosci davvero la realtà”


«Oh mai stai zitta» ho borbottato rigirandomi tra le coperte come se stessi parlando con qualcuno
Ma lei ha insistito “Hai paura di ciò che non conosci, ma temi la verità perché non ti senti all’altezza”

Mi rendo conto che di notte dovrei dormire, ma questi dubbi mi sono rimasti talmente impressi a fuoco nella mia mente che dopo aver digitato su internet le domande esistenziali più strane essere stata aggredita da una femminista estremista sulla mia domanda  “come combattere la violenza” ed essermi sentita dare dell’ignorante ho capito che il primo passo era quello di lavorare su me stessa.

Perciò eccomi qua… seduta sulla mia sedia ghiacciata davanti ad una scrivania che dovrebbe essere un comodino a raccontarvi la mia prima avventura

Devo ammettere che è stato strano, ormai due settimane fa mi sono trovata in una piccola palestra a pochi metri da casa mia dopo una giornata in cui credevo  che avrei avuto più di una volta una crisi di nervi a imparare che nella vita è meglio esporsi solo in certi ambiti o che non sono i cellulari o i social i mali del mondo, ma le persone ho intrapreso questo percorso sulla difesa personale.
Insieme a ragazzine che avranno poco più della metà dei miei anni con una cattiveria e una concentrazione dentro di sè che nemmeno mia mamma quando mi inseguiva per casa con le ciabatte ho capito di aver fatto la scelta giusta che mi porterà a comprendere e risolvere i miei dubbi.
Le persone che partecipano, anche se non mi conoscono, sono gentili e pronte a sostenermi con un semplice sguardo e un sorriso.

In poche lezioni ho imparato i fondamentali di questo percorso e ho intrapreso un viaggio nei confronti di me stessa che so che mi segnerà a vita.
Ogni volta sento la fatica e l’adrenalina corrermi per le vene dandomi di nuovo quella sensazione che mi avvolgeva da bambina quando riuscivo a fare due ruote di fila perfettamente.
Ma soprattutto sento che l’Emma polemica e arrogante sta lentamente capendo come uscire in maniera non negativa e sta imparando a farsi vedere quando c’è bisogno di mostrare carattere e l’adulta che c’è in me.

Sbuffo contro al cuscino.
Perché alle tre di mattina, sono qua ancora a girarmi e rigirami tra le coperte continuando a provare la stessa sensazione di nodo allo stomaco?
Che cosa ho sbagliato? Che cos…
«Non sono io!» esclamo alzandomi a sedere come un pupazzo che salta fuori dalla scatola caricata a molla.
Accendo la luce sul comodino e faccio un respiro profondo placando un capogiro.
Non sono io ad aver fatto qualcosa di male, nessuno ha fatto niente di sbagliato… è solo il percorso delle situazioni.

Il mio cervello da persona ansiosa sta elaborando lentamente tutto quello che ho vissuto in questo tempo in cui ho cominciato questo percorso e soprattutto quello che è successo questa sera.
Guardandomi allo specchio davanti al letto, a cui la mattina evito accuratamente di avvicinarmi, mi tocco la spalla indolenzita su cui sono caduta ore prima.
Questa sera, durante le ore in cui ho lasciato fuori dalla porta i miei pensieri e mi sono concentrata solo su me stessa, ho provato una cosa mai fatta prima.
«La simulazione» continuo a parlare da sola
«Emma» la mia inquilina apre un occhio disturbata «Con chi parli?»
«Nessuno» rispondo buttando giù le gambe dal letto e uscendo dalla stanza  dirigendomi in cucina.
 Verso un bicchiere di acqua e poi un secondo e guardo il telefono pieno di messaggi non risposti dal mio ex fidanzato che minaccia di rovinarmi la carriera raccontando in giro che a vent’anni ancora fatico a ricordarmi se cielo va scritto con la i o meno.
Scrollo le spalle e vado in salotto.
Mi siedo e sprofondo la schiena  contro al morbido cuscino e fisso la cornice della televisione spenta e penso.

Questa sera, quando mi sono sentita spingere in terra senza capire cosa fosse pienamente successo ho avuto un senso di confusione pari a quello che si prova quando qualcuno spara una raffica di parole su cui tu riesci solo a capire “hai fatto bene così”
Come è successo che io non mi sono nemmeno resa conto? Ero in piedi e ora sono per terra.
Ero vigile ma comunque sono finita sul pavimento in meno di una frazione di secondo.
E poi… poi cosa è successo?
Qualcosa dentro di me è scattato e ho fatto ciò che mi era stato richiesto superando la confusione che affollava la mia mente.
«Ho superato i miei limiti» sussurro al buio strappandomi involontariamente una pellicina dal labbro che mi stavo torturando sentendolo immediatamente bruciare «Ma…»
Lentamente realizzo cosa è successo e quali sono stati i passaggi avvenuti calmando il nodo allo stomaco sempre di più.
Il mio cervello inizia a svegliarsi e eliminare nebbia provocata dal dormiveglia di quelle ore.
Le simulazioni non si chiudono con la porta che mi tiro alle spalle quando esco, ma vengono con me fino al momento in cui il mio cervello non li assimila definitivamente
«Non è uno sport come quelli che ho sempre fatto» continuo camminando avanti e indietro per la stanza «Mi ha seguito fino a casa»
Non è mai finita, ci sono certe cose che, quando scegliamo di farle entrare nella nostra vita non è possibile chiudere dietro ad una porta.

Guardo il mio profilo contro alla finestra buia, mi scrollo i capelli dalle spalle facendoli ricadere sulle spalle e raddirizzo la schiena.
«Sarà sempre così?» domando alla ragazza riflessa
Lei non risponde a parole, ma la sua postura mi da la risposta che voglio.
Sei forte Emma, non saranno due piccole simulazioni a fermarti… altrimenti nella vita reale poi cosa farai?


*grazie a chi è arrivato alla fine, questo sarà un progetto parallelo agli articoli informativi contro la violenza e la difesa personale. Sarà tutto incentrato su racconti di momenti di vita quotidiana che metteranno a dura prova Emma.
Vi ricordo di dare uno sguardo anche agli articoli precedenti e al sito di Alessandro, colui che ha dato il via a questo progetto nonchè istruttore di difesa personale http://www.sayawbologna.eu/*

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